Domani mercoledì 10 aprile, alle ore 10.30, e giovedì 11 aprile, alle ore 18.00, presso la sala della Porta della Terra, si svolgeranno due importanti momenti di studio e divulgazione culturale dedicati rispettivamente all'Abbazia cistercense dei SS. Vito e Salvo del Trigno e all'acquedotto romano ipogeo urbano (di età imperiale). Si tratta di opere architettonico-ingegneristiche che rimandano a due fasi storiche fondamentali nella storia di San Salvo.
L'Abbazia di S. Vito del Trigno, fondata intorno al 1269 nella pianura fluviale (a 2500 metri da San Salvo e a 1000 metri dal Trigno) fu al centro dello sviluppo economico, sociale e culturale del Due-Trecento. Dopo la crisi della seconda metà del XIV secolo, si fuse con il monastero di San Salvo cooptandone il nome. Nel XV secolo, i monaci abbandonarono l'Abbazia ma la commenda rimase attiva fino al XVIII secolo, quando il suo feudo passò definitivamente al Comune di San Salvo. Relatori del convegno sono Davide Aquilano, Rossella Benedetti, Anna Foia e Amalia Faustoferri.
L'acquedotto romano ipogeo, che scorre ad una profondità di circa 7 metri, è un'opera di alta ingegneria che attesta la ricchezza della città romana di San Salvo (il cui nome è ancora sconosciuto) estesa per più di quattro volte rispetto al borgo medievale. La città era impostata su un decumano (forse l'attuale corso Garibaldi), un cardo (forse corso Umberto I) e un foro; vi sorgevano domus impreziosite di stucchi e di marmi ed edifici pubblici, talora con pavimenti a mosaico, come le Terme che probabilmente si trovavano nella zona di via Fontana Vecchia.
Oltre a ripercorrere la storia dell'acquedotto, compito affidato all'archeologo Davide Aquilano, nell'incontro sarà presentato lo studio di fattibilità per l'esplorazione, il restauro e la valorizzazione dell'opera. Allo stato attuale sono stati scoperti tre pozzi di ispezione dell'acquedotto, i cui sbocchi attuali coincidono con la Fontana Vecchia e la Fontana Nuova e la cui area di captazione, stando alla voce popolare, dovrebbe trovarsi nell'area del cimitero urbano.
L'acquedotto romano ipogeo, che scorre ad una profondità di circa 7 metri, è un'opera di alta ingegneria che attesta la ricchezza della città romana di San Salvo (il cui nome è ancora sconosciuto) estesa per più di quattro volte rispetto al borgo medievale. La città era impostata su un decumano (forse l'attuale corso Garibaldi), un cardo (forse corso Umberto I) e un foro; vi sorgevano domus impreziosite di stucchi e di marmi ed edifici pubblici, talora con pavimenti a mosaico, come le Terme che probabilmente si trovavano nella zona di via Fontana Vecchia.
Oltre a ripercorrere la storia dell'acquedotto, compito affidato all'archeologo Davide Aquilano, nell'incontro sarà presentato lo studio di fattibilità per l'esplorazione, il restauro e la valorizzazione dell'opera. Allo stato attuale sono stati scoperti tre pozzi di ispezione dell'acquedotto, i cui sbocchi attuali coincidono con la Fontana Vecchia e la Fontana Nuova e la cui area di captazione, stando alla voce popolare, dovrebbe trovarsi nell'area del cimitero urbano.
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