Come un’apocalisse: la tromba d’aria che si è abbattuta sulla costa molisana nel primo pomeriggio di lunedì 24 giugno – una data che resterà impressa nelle cronache e nella memoria del posto al pari dell’alluvione o del nubifragio del settembre 2011 – ha causato danni ingentissimi, che solo nel corso dei prossimi giorni potranno essere quantificati con esattezza. Intanto però, cessata la pioggia torrenziale e ripresa la “normale” viabilità sulle strade allagate di Termoli e dell’hinterland, c’è già una sommaria iniziale mappa dei danni. Lidi danneggiati nel clou della stagione, strade disastrate, tetti di abitazioni e capannoni industriali divelti, addirittura alcuni casolari ridotti in un cumulo di macerie. Molti i garage e gli scantinati allagati, per i quali sono stati chiamati i Vigili del Fuoco con e pompe idrovore, da Petacciato marina a Campomarino e alla periferia di Termoli. Coltivazioni completamente distrutte: è un disastro per il quale gli Amministratori del BassoMolise stanno già meditando di chiedere lo stato di calamità naturale.
La città
Il centro di Termoli, dopo i dieci minuti di inferno e la pioggia torrenziale seguita al passaggio della tromba d’aria, offre una visione invernale: tavolini ribaltati, scooter parcheggiati sul Lungomare o in piazza, i cui conducenti hanno rovato riparo al chiuso, abbattuti a terra dallo schiaffo delle raffiche. Autovetture con i lunotti o i parabrezza sfondati per la caduta delle tegole o di pezzi di grondaia. E ancora: stazione ferroviaria e piazzale del porto allagati, tombini scoppiati e liquami riversati ovunque a peggiorare la situazione. Cassonetti, transenne di cantiere scaraventati sull’asfalto.
La campagna (Zona Chiancate)
Lo scenario è desolante e ha spaventato perfino il sindaco di Guglionesi Leo Antonacci – visto che quel territorio è di Guglionesi – arrivato su richiesta dei proprietari e nell’attesa dell’intervento della Protezione Civile. La campagna al confine con Termoli è distrutta, in maniera letterale: vigneti e coltivazioni nella melma, raccolti compromessi, un’auto sbalzata dalla forza del vento, rovesciata a terra e ridotta a un cumulo di lamiere accartocciate. Ma soprattutto un casolare completamente sventrato, che dopo il passaggio del “ciclone” si presenta come un ammasso di macerie. I tetti di atre abitazioni rurali, vecchie masserie, della zona, sono stati scoperchiati e i proprietari stanno verificando in queste ore la portata della tempesta che ha messo in ginocchio intere fattorie agricole.
La periferia (Colle della Torre)
Anche sulla collina che sovrasta il mare adriatico tra Termoli e Petacciato la situazione è drammatica. Qui, un territorio sfiorato dalla tromba d’aria, i vigneti sono sati letteralmente sollevati e l’uva è caduta a terra. «Un vero disastro» commenta un residente proprietario di un terreno dove i vitigni sono ormai persi. Ma nella parte residenziale del quartiere si contano diverse abitazioni prive della guaina di protezione, e come d’abitudine è riesploso con forza straordinaria il problema delle strade non asfaltate, che si sono trasformate in un fiume di fango. «Ci chiamano la Beverly Hills di Termoli, invece qua è il terzo mondo».
Il Nucleo Industriale
Tra le zona più colpite e che ha registrato danni alla vegetazione e non solo c’è quella del Nucleo Industriale. Qui nel cuore dell’attività produttiva di Termoli, diversi capannoni non hanno retto alla forza del vento, mai tanto violento: tettoie e coperture scoperchiate, e nella zona alle spalle del centro commerciale Sannicola un capannone è stato spazzato. Danni pesanti anche alla vegetazione: più arbusti infatti sono stati abbattuti dalle violente raffiche di vento, dalla pioggia e dalla grandine che si sono mostrate come una furia ad intermittenza e in una manciata di minuti. Tronchi e rami disseminati sull’intera area del nucleo industriale lo scenario che si è presentato al termine della bufera. Molti dei tronchi spaccati hanno invaso le carreggiate, costringendo le auto in transito a veri e propri slalom. Arbusti che non hanno sopportato la violenza della tempesta o perché secchi o perché appesantiti da rami folti mai interessati da un’adeguata potatura.
La spiaggia
«Una cosa del genere non si vedeva da almeno 20 anni»: i gestori degli stabilimenti balneari del litorale nord di Termoli commentano con sgomento quanto accaduto. Quel vortice, durato poche decine di minuti, ha messo a soqquadro la costa intera, provocando danni ingenti da svariati migliaia di euro.
«Non si è capito nulla – raccontano dalla Piovra – in pochi minuti il vento, fortissimo, ha fatto volare lettini, ombrelloni e perfino i giochi dei bambini per diversi metri. Alcuni lettini non ancora riusciamo a ritrovarli. La torretta di avvistamento dei bagnini si è spezzata, ma stiamo finendo di contare i danni». L’acqua è arrivata fin dentro le strutture, allagando gli spazi interni. «E’ volata una parte della copertura della struttura esterna», dicono dalla Vela. I pali di legno dei recinti si sono spezzati quasi fossero deboli ramoscelli. Il vento ha spazzato via le aree gioco dei bambini e sono volate le casette di plastica e gli scivoli. «La torretta di avvistamento del bagnino ha rotolato per diversi metri, fino a spaccarsi in mille pezzi», aggiunge il gestore della Stella Marina. «Ma questa è solo una delle tante cose che sono successe». «Quell’ombrellone ormai sembra un’opera di Dalì», dicono dal Mistral, indicando uno dei due ripari ancora in piedi coperti di cannucce, tutto piegato su se stesso. L’altro, quello gemello, l’ha spazzato via la tromba d’aria. «L’abbiamo raccolto a pezzi», dicono.
Intanto i bagnanti, fuggiti dalla spiaggia alle prime avvisaglie di maltempo, sono tornati a curiosare sul lungomare Cristoforo Colombo. Lungo la passeggiata ci sono ancora pozzanghere gigantesche e rifiuti sparsi in ogni dove. «I bidoni della differenziata, quelli grandi, sono stati trascinati dal vento per decine di metri», racconta qualche balneatore. Lampioni spaccati, strada invasa dai detriti: «E’ stato terribile, per fortuna adesso è passata».
Il Circolo Vela, a RioVivo, dove sono in corso i lavori per il nuovo Polo Velico, ridotto a un acquitrino, la rimessa delle barche sepolta dalla melma. Palme in mezzo all’acqua, che sita dal vento ha raggiunto le strutture. Qui i primi aiuti sono stati forniti da “volontari” che si sono rimboccati le maniche nel tentativo di mettere in salvo il salvabile.
da primonumero.it
La città
Il centro di Termoli, dopo i dieci minuti di inferno e la pioggia torrenziale seguita al passaggio della tromba d’aria, offre una visione invernale: tavolini ribaltati, scooter parcheggiati sul Lungomare o in piazza, i cui conducenti hanno rovato riparo al chiuso, abbattuti a terra dallo schiaffo delle raffiche. Autovetture con i lunotti o i parabrezza sfondati per la caduta delle tegole o di pezzi di grondaia. E ancora: stazione ferroviaria e piazzale del porto allagati, tombini scoppiati e liquami riversati ovunque a peggiorare la situazione. Cassonetti, transenne di cantiere scaraventati sull’asfalto.
La campagna (Zona Chiancate)
Lo scenario è desolante e ha spaventato perfino il sindaco di Guglionesi Leo Antonacci – visto che quel territorio è di Guglionesi – arrivato su richiesta dei proprietari e nell’attesa dell’intervento della Protezione Civile. La campagna al confine con Termoli è distrutta, in maniera letterale: vigneti e coltivazioni nella melma, raccolti compromessi, un’auto sbalzata dalla forza del vento, rovesciata a terra e ridotta a un cumulo di lamiere accartocciate. Ma soprattutto un casolare completamente sventrato, che dopo il passaggio del “ciclone” si presenta come un ammasso di macerie. I tetti di atre abitazioni rurali, vecchie masserie, della zona, sono stati scoperchiati e i proprietari stanno verificando in queste ore la portata della tempesta che ha messo in ginocchio intere fattorie agricole.
La periferia (Colle della Torre)
Anche sulla collina che sovrasta il mare adriatico tra Termoli e Petacciato la situazione è drammatica. Qui, un territorio sfiorato dalla tromba d’aria, i vigneti sono sati letteralmente sollevati e l’uva è caduta a terra. «Un vero disastro» commenta un residente proprietario di un terreno dove i vitigni sono ormai persi. Ma nella parte residenziale del quartiere si contano diverse abitazioni prive della guaina di protezione, e come d’abitudine è riesploso con forza straordinaria il problema delle strade non asfaltate, che si sono trasformate in un fiume di fango. «Ci chiamano la Beverly Hills di Termoli, invece qua è il terzo mondo».
Il Nucleo Industriale
Tra le zona più colpite e che ha registrato danni alla vegetazione e non solo c’è quella del Nucleo Industriale. Qui nel cuore dell’attività produttiva di Termoli, diversi capannoni non hanno retto alla forza del vento, mai tanto violento: tettoie e coperture scoperchiate, e nella zona alle spalle del centro commerciale Sannicola un capannone è stato spazzato. Danni pesanti anche alla vegetazione: più arbusti infatti sono stati abbattuti dalle violente raffiche di vento, dalla pioggia e dalla grandine che si sono mostrate come una furia ad intermittenza e in una manciata di minuti. Tronchi e rami disseminati sull’intera area del nucleo industriale lo scenario che si è presentato al termine della bufera. Molti dei tronchi spaccati hanno invaso le carreggiate, costringendo le auto in transito a veri e propri slalom. Arbusti che non hanno sopportato la violenza della tempesta o perché secchi o perché appesantiti da rami folti mai interessati da un’adeguata potatura.
La spiaggia
«Una cosa del genere non si vedeva da almeno 20 anni»: i gestori degli stabilimenti balneari del litorale nord di Termoli commentano con sgomento quanto accaduto. Quel vortice, durato poche decine di minuti, ha messo a soqquadro la costa intera, provocando danni ingenti da svariati migliaia di euro.
«Non si è capito nulla – raccontano dalla Piovra – in pochi minuti il vento, fortissimo, ha fatto volare lettini, ombrelloni e perfino i giochi dei bambini per diversi metri. Alcuni lettini non ancora riusciamo a ritrovarli. La torretta di avvistamento dei bagnini si è spezzata, ma stiamo finendo di contare i danni». L’acqua è arrivata fin dentro le strutture, allagando gli spazi interni. «E’ volata una parte della copertura della struttura esterna», dicono dalla Vela. I pali di legno dei recinti si sono spezzati quasi fossero deboli ramoscelli. Il vento ha spazzato via le aree gioco dei bambini e sono volate le casette di plastica e gli scivoli. «La torretta di avvistamento del bagnino ha rotolato per diversi metri, fino a spaccarsi in mille pezzi», aggiunge il gestore della Stella Marina. «Ma questa è solo una delle tante cose che sono successe». «Quell’ombrellone ormai sembra un’opera di Dalì», dicono dal Mistral, indicando uno dei due ripari ancora in piedi coperti di cannucce, tutto piegato su se stesso. L’altro, quello gemello, l’ha spazzato via la tromba d’aria. «L’abbiamo raccolto a pezzi», dicono.
Intanto i bagnanti, fuggiti dalla spiaggia alle prime avvisaglie di maltempo, sono tornati a curiosare sul lungomare Cristoforo Colombo. Lungo la passeggiata ci sono ancora pozzanghere gigantesche e rifiuti sparsi in ogni dove. «I bidoni della differenziata, quelli grandi, sono stati trascinati dal vento per decine di metri», racconta qualche balneatore. Lampioni spaccati, strada invasa dai detriti: «E’ stato terribile, per fortuna adesso è passata».
Il Circolo Vela, a RioVivo, dove sono in corso i lavori per il nuovo Polo Velico, ridotto a un acquitrino, la rimessa delle barche sepolta dalla melma. Palme in mezzo all’acqua, che sita dal vento ha raggiunto le strutture. Qui i primi aiuti sono stati forniti da “volontari” che si sono rimboccati le maniche nel tentativo di mettere in salvo il salvabile.
da primonumero.it
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