noixvoi24

giovedì 14 aprile 2011

LA RIVOLUZIONE ITALIANA E LA NASCITA DI UN POPOLO

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO:
E' da pochi giorni in libreria a Vasto e San Salvo (oltre che in altre località) un saggio-pamphlet dall'accattivante titolo “La rivoluzione italiana e la nascita di un popolo”. L'opera, firmata da Goffredo Izzi, un evidente pseudonimo, è stata stampata e distribuita in maniera quasi clandestina, come se l'autore volesse entrare in punta di piedi nello spazio del dibattito pubblico, nello stile di un vecchio patriota risorgimentale. Eppure il tema affrontato è di tutto rispetto e l'opera meriterebbe di essere conosciuta e discussa. Nella sua impostazione essa comprende una prima parte storica, con un'analisi del carattere degli italiani condotta attraverso gli aspetti istituzionali e culturali delle principali civiltà sviluppatesi nella penisola: da quelle dei popoli indoeuropei e mediterranei alla grande civiltà romana, alle civiltà di un Medioevo politicamente frammentato, alla splendida cultura del Rinascimento fino a giungere alla ottocentesca riunificazione sabauda del Paese e ai suoi sviluppi post-unitari. Una riunificazione che fondamentalmente non avrebbe creato un autentico spirito patriottico né risolto i maggiori problemi dell'Italia (come ha d'altronde sottolineato la storiografia meridionalistica più recente, in occasione della ricorrenza del 150° dell'Unità d'Italia, riferendosi alla "Questione meridionale" e ai suoi risvolti antistatuali). Nella seconda parte l'autore si sofferma a considerare aspetti e mutamenti recenti della società italiana, attraverso le più importanti istituzioni, Chiesa compresa, quest'ultima oggetto di una serrata critica in quanto ritenuta corresponsabile dell'impasse e dei malanni del Paese. La conclusione è affidata ad una dissacrante disanima dei comportamenti dei politici italiani e ad un breve capitolo terminale dal titolo-domanda: "Che fare?" cui segue come risposta: "La rivoluzione". Una rivoluzione affidata soprattutto ai giovani, a chi ha sempre meno da perdere da un sistema che si conserva e riproduce riducendo le opportunità, umiliando le capacità e spregiando la moralità dei singoli. Personalmente, ho maturato la convinzione - sulla scorta delle mie esperienze - che l'Italia non solo non è Paese di rivoluzioni ma neppure di riforme. Il trasformismo, le mediazioni e gli aggiustamenti di ogni tipo dominano la politica e la società, che in larga parte restano dunque "gattopardeschi": cambiano, o meglio fanno finta di cambiare per sopravvivere ai mutamenti, per controllarli e dominarli. Tuttavia mi riconosco in non poche valutazioni e riflessioni di questo libro, peraltro avanzate spesso con ironia o sarcasmo nonché intervallate da aneddoti e frasi celebri, di personalità note o meno note, che danno sempre modo di riflettere sull'Italia e sugli italiani. L'opera "La rivoluzione italiana e la nascita di un popolo", seppure scaturita - come afferma l'autore - da un sentimento di "rabbia e delusione" costituisce pertanto una sorta di sasso lanciato nello "stagno" di un Paese non solo sfiduciato ma, peggio, rassegnato dove gli stessi intellettuali vivono l'alienazione o il letargo. E si sa, perché anche questo è stato detto, che il sonno della ragione, la scomparsa della passione politica e culturale (che appartiene soprattutto all'opinione pubblica) generano mostri. L'augurio è dunque che il libro, nella condivisione o meno dei contenuti, possa svolgere quella funzione etica e civile per cui nella sostanza è nato: dare uno sbocco alla passività e frustrazione dilaganti, riaprire il confronto tra le persone, offrire una speranza ai giovani che la stanno perdendo.
Giovanni Artese

1 commento:

  1. Siamo in un momento di grande riflessione e questo libro ci aiuta a pensare....complimenti allo scrittore!

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