Alcuni politici l’avevano annunciato. Le associazioni ambientaliste lo temevano come un incubo. Ed invece pare che diventi realtà: in progetto 3 nuovi pozzi e forse anche un quarto davanti alla costa di Vasto e San Salvo.
Mentre si discute delle leggi, mentre la maggioranza in consiglio regionale si alza per evitare di prendere decisioni, mentre tutta l’attenzione è concentrata sul Centro Oli di Ortona, le società petrolifere si espandono in mare aperto.
Il governatore Gianni Chiodi qualche giorno fa aveva detto che il Centro Oli dell’Eni «non esiste e non esisterà mai».
Nonostante le rassicurazioni dalla Regione, le associazioni temono ancora le trivellazioni, ma questa volta in mare aperto. D’altra parte i documenti arrivati nei giorni scorsi nelle mani del comitato Natura Verde e dell’associazione Impronte hanno confermato le preoccupazioni.
Anche il capogruppo del Pd alla Regione, Camillo D’Alessandro, aveva lasciato intendere qualcosa su altri progetti petroliferi in mare aperto: «mentre Febbo e la maggioranza scappano dall'aula per non affrontare il problema, le compagnie petrolifere procedono a perforare l'Abruzzo a terra ed a mare. Davanti alla costa di Vasto e San Salvo compariranno due nuovi pozzi off shore, termine inglese, ma che significa a mare, sul nostro mare».
La supposizione di D’Alessandro troverebbe riscontro in una relazione della società petrolifera Edison.
La società ha avviato la procedura per la valutazione di impatto ambientale per la perforazione di 3 nuovi pozzi ed eventualmente un quarto.
Le perforazioni in progetto saranno effettuate dalla piattaforma esistente chiamata “Rospo Mare B”, ricadente nella concessione mineraria “B.C8.LF”.
E’ una delle 3 piattaforme off-shore del campo “Rospo Mare” esistente già da 20 anni e situato nel mare Adriatico, a circa 20 km al largo della costa abruzzese, 20 km a nord di Termoli e 70 km a sud di Pescara.
Il progetto prevede la perforazione dei pozzi senza però costruire altre piattaforme.
Tutto sarà fatto, assicura la Edison, utilizzando le strutture preesistenti «con una limitata e temporanea modifica della struttura per poi ripristinare, alla fine delle attività di perforazione».
Il 30 gennaio scorso la società ha presentato la “variazione di programma” alle autorità per la valutazione d’impatto ambientale alla Regione e agli organi competenti.
Per cui dal 31 marzo (data di pubblicazione) decorrono i 60 giorni in cui le associazioni e gli enti possono presentare le proprie osservazioni in merito.
Mentre si discute delle leggi, mentre la maggioranza in consiglio regionale si alza per evitare di prendere decisioni, mentre tutta l’attenzione è concentrata sul Centro Oli di Ortona, le società petrolifere si espandono in mare aperto.
Il governatore Gianni Chiodi qualche giorno fa aveva detto che il Centro Oli dell’Eni «non esiste e non esisterà mai».
Nonostante le rassicurazioni dalla Regione, le associazioni temono ancora le trivellazioni, ma questa volta in mare aperto. D’altra parte i documenti arrivati nei giorni scorsi nelle mani del comitato Natura Verde e dell’associazione Impronte hanno confermato le preoccupazioni.
Anche il capogruppo del Pd alla Regione, Camillo D’Alessandro, aveva lasciato intendere qualcosa su altri progetti petroliferi in mare aperto: «mentre Febbo e la maggioranza scappano dall'aula per non affrontare il problema, le compagnie petrolifere procedono a perforare l'Abruzzo a terra ed a mare. Davanti alla costa di Vasto e San Salvo compariranno due nuovi pozzi off shore, termine inglese, ma che significa a mare, sul nostro mare».
La supposizione di D’Alessandro troverebbe riscontro in una relazione della società petrolifera Edison.
La società ha avviato la procedura per la valutazione di impatto ambientale per la perforazione di 3 nuovi pozzi ed eventualmente un quarto.
Le perforazioni in progetto saranno effettuate dalla piattaforma esistente chiamata “Rospo Mare B”, ricadente nella concessione mineraria “B.C8.LF”.
E’ una delle 3 piattaforme off-shore del campo “Rospo Mare” esistente già da 20 anni e situato nel mare Adriatico, a circa 20 km al largo della costa abruzzese, 20 km a nord di Termoli e 70 km a sud di Pescara.
Il progetto prevede la perforazione dei pozzi senza però costruire altre piattaforme.
Tutto sarà fatto, assicura la Edison, utilizzando le strutture preesistenti «con una limitata e temporanea modifica della struttura per poi ripristinare, alla fine delle attività di perforazione».
Il 30 gennaio scorso la società ha presentato la “variazione di programma” alle autorità per la valutazione d’impatto ambientale alla Regione e agli organi competenti.
Per cui dal 31 marzo (data di pubblicazione) decorrono i 60 giorni in cui le associazioni e gli enti possono presentare le proprie osservazioni in merito.
da www.primadanoi.it
io penso una cosa...xkè i sindaci di san salvo, vasto ecc si sono opposti a far fare e pale eoliche in mezzo al mare?? il motivo è stato "deturpano il paesaggio"...ora x i pozzi off shore cosa diranno???meglio avere pale eoliche in mezzo al mare ke pozzi del genere..almeno nn corriamo il rischio di trovarci la costa piena di petrolio!!!!!dicono tanto ke bisogna cercare energie alternative..ma alla fine x 2 soldi tutti si corrompono...i politici sono tutti uguali..destra sinistra nn fanno differenza....facciamoci sentire!!!!
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