RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO:
E’ finita, con le seconde e definitive dimissioni del Sindaco, la lunga crisi dell’amministrazione di centro-sinistra al governo del Comune di San Salvo, che già da molti mesi aveva portato ad una quasi totale paralisi dell’attività dell’ente locale. Ed è finita nel clima afoso e indifferente dei primi d’agosto, appena rotto – la sera di domenica 7 – dal comizio del Sindaco Gabriele Marchese, che ha radunato i suoi fans insieme a parecchi cittadini, curiosi questi ultimi di capire qualcosa in più sulle dinamiche e le responsabilità che hanno dato origine e alimento a questa travagliata vicenda. Ma il Sindaco Marchese ha in buona sostanza deluso le aspettative, in quanto ha espresso un giudizio pienamente soddisfacente del suo operato (“Abbiamo lavorato bene”) scaricando le responsabilità della crisi su una serie di singole persone, tutte citate per nome e cognome, peraltro quasi tutte appartenenti allo schieramento di centro-sinistra e in particolare al suo partito, il PD. Quello di concludere un’esperienza amministrativa con un rituale autoincensamento è un vezzo che i “compagni” non hanno mai smesso. Arnaldo Mariotti, congedandosi dagli elettori e dalla cittadinanza nel 1998 e nel 2002, sostenne che lui e la sua giunta avevano “lavorato bene”. Lo stesso ha fatto Marchese nel 2007 ed ora, nel 2011. Ci chiediamo: ma in democrazia non dovrebbero essere gli elettori e i cittadini ad esprimere il giudizio sulle scelte degli amministratori? E poi, che senso ha dire: “Abbiamo lavorato bene” quando l’ultima amministrazione si è caratterizzata, sul piano delle scelte strategiche, come una delle più inconcludenti della storia repubblicana di San Salvo, fino ad autodissolversi per dissidi interni in anticipo sulla scadenza del mandato? Quanto ai personalismi, cioè alla lotta di tutti contro tutti per le poltrone più che sui programmi, non è forse anche questo un problema politico? Se cioè i partiti, anche i maggiori, sono oggi diretti da segreterie e direttivi poco attenti al bene comune, questo argomento non merita alcuna riflessione? Dunque non ha senso scaricare ogni responsabilità sui singoli, visto che i sindaci, dal 1994 hanno goduto in Italia di un potere pressoché assoluto nell’ambito comunale e che gli uomini, compresi gli assessori, li hanno scelti loro avendo in comune con loro spesso una non breve storia politica e personale. In altri termini è una patologia berlusconiana quella di non fare mai autocritica e di vedere nemici dappertutto o gente che rema contro e mette i bastoni fra le ruote; segno che la cultura dell’uomo di Arcore si è fatta strada anche dentro la sinistra storica e in specie dentro il Partito Democratico (che, non dimentichiamolo, accoglie oggi l’eredità e gli avanzi della vecchia DC e del vecchio PCI). Tuttavia, oltre che vittime della megalomania e delle risse interne, questa Amministrazione e il suo Sindaco sono state anche vittime di una quasi totale chiusura nei confronti dell’opinione pubblica e della società civile. Più volte sollecitate su diversi e annosi problemi che riguardano San Salvo, come il centro storico, il rapporto tra la città e la Marina, l’area metropolitana Vasto-San Salvo, la viabilità e l’infrastrutturazione del territorio, il ruolo di San Salvo nei confronti del comprensorio, la tutela e la bonifica ambientale, la scuola superiore e il rilancio dell’attività culturale, le questioni legate alla sicurezza e alla legalità, non hanno mai voluto seriamente accettare il confronto e il dibattito, mai voluto affrontare i singoli temi con l’umiltà e la competenza di cui necessitano. Così la parabola del centro-sinistra salvanese somiglia in tutto – come dicevamo – a quella di Berlusconi sul piano nazionale (tanto che Bersani ora paradossalmente dice al capo del governo le stesse cose che noi stiamo dicendo agli amministratori di San Salvo!). E la crisi del regime di centrosinistra di San Salvo, durato ben 17 anni: 1994-2011, fa il paio con la crisi della Seconda Repubblica, che in realtà non è mai nata perché oggi scopriamo come i personalismi, il carrierismo e la corruzione abbiano avuto un seguito dopo Tangentopoli al punto che stanno divorando entrambi gli schieramenti e minando quel sistema bipolare che avrebbe dovuto, con l’alternanza, ridurre il numero dei partiti e restituire dignità, onestà ed efficienza alla politica e alle istituzioni. Se teniamo conto che questa crisi politica si svolge inoltre all’interno di una grave crisi economica e sociale (la peggiore dopo quella del 1929-1933) comprenderemo quanto poco si possa stare allegri per il futuro delle nostre comunità. La crisi economica, sottovalutata inizialmente persino dagli esperti, sta infatti producendo sconvolgimenti epocali non solo in Africa e Medio Oriente ma persino in Europa. Costringendo le popolazioni a duri e lunghi sacrifici, essa dà origine infatti a crolli di regimi e cambiamenti continui che non risparmiano le posizioni consolidate (figuriamoci le ambizioni dei piccoli amministratori locali!). In conclusione non entreremo nel merito dell’attività amministrativa del periodo 1994-2011 semplicemente perché questa ha bisogno di una trattazione a parte (come abbiamo fatto per il “centro storico” qualche tempo fa), puntuale e approfondita, argomento per argomento. Dunque ci ripromettiamo di svilupparla nei prossimi mesi, prima cioè che si rientri nel clima e nella faziosità della prossima campagna elettorale per le comunali, quella della primavera 2012.
Giovanni Artese
E’ finita, con le seconde e definitive dimissioni del Sindaco, la lunga crisi dell’amministrazione di centro-sinistra al governo del Comune di San Salvo, che già da molti mesi aveva portato ad una quasi totale paralisi dell’attività dell’ente locale. Ed è finita nel clima afoso e indifferente dei primi d’agosto, appena rotto – la sera di domenica 7 – dal comizio del Sindaco Gabriele Marchese, che ha radunato i suoi fans insieme a parecchi cittadini, curiosi questi ultimi di capire qualcosa in più sulle dinamiche e le responsabilità che hanno dato origine e alimento a questa travagliata vicenda. Ma il Sindaco Marchese ha in buona sostanza deluso le aspettative, in quanto ha espresso un giudizio pienamente soddisfacente del suo operato (“Abbiamo lavorato bene”) scaricando le responsabilità della crisi su una serie di singole persone, tutte citate per nome e cognome, peraltro quasi tutte appartenenti allo schieramento di centro-sinistra e in particolare al suo partito, il PD. Quello di concludere un’esperienza amministrativa con un rituale autoincensamento è un vezzo che i “compagni” non hanno mai smesso. Arnaldo Mariotti, congedandosi dagli elettori e dalla cittadinanza nel 1998 e nel 2002, sostenne che lui e la sua giunta avevano “lavorato bene”. Lo stesso ha fatto Marchese nel 2007 ed ora, nel 2011. Ci chiediamo: ma in democrazia non dovrebbero essere gli elettori e i cittadini ad esprimere il giudizio sulle scelte degli amministratori? E poi, che senso ha dire: “Abbiamo lavorato bene” quando l’ultima amministrazione si è caratterizzata, sul piano delle scelte strategiche, come una delle più inconcludenti della storia repubblicana di San Salvo, fino ad autodissolversi per dissidi interni in anticipo sulla scadenza del mandato? Quanto ai personalismi, cioè alla lotta di tutti contro tutti per le poltrone più che sui programmi, non è forse anche questo un problema politico? Se cioè i partiti, anche i maggiori, sono oggi diretti da segreterie e direttivi poco attenti al bene comune, questo argomento non merita alcuna riflessione? Dunque non ha senso scaricare ogni responsabilità sui singoli, visto che i sindaci, dal 1994 hanno goduto in Italia di un potere pressoché assoluto nell’ambito comunale e che gli uomini, compresi gli assessori, li hanno scelti loro avendo in comune con loro spesso una non breve storia politica e personale. In altri termini è una patologia berlusconiana quella di non fare mai autocritica e di vedere nemici dappertutto o gente che rema contro e mette i bastoni fra le ruote; segno che la cultura dell’uomo di Arcore si è fatta strada anche dentro la sinistra storica e in specie dentro il Partito Democratico (che, non dimentichiamolo, accoglie oggi l’eredità e gli avanzi della vecchia DC e del vecchio PCI). Tuttavia, oltre che vittime della megalomania e delle risse interne, questa Amministrazione e il suo Sindaco sono state anche vittime di una quasi totale chiusura nei confronti dell’opinione pubblica e della società civile. Più volte sollecitate su diversi e annosi problemi che riguardano San Salvo, come il centro storico, il rapporto tra la città e la Marina, l’area metropolitana Vasto-San Salvo, la viabilità e l’infrastrutturazione del territorio, il ruolo di San Salvo nei confronti del comprensorio, la tutela e la bonifica ambientale, la scuola superiore e il rilancio dell’attività culturale, le questioni legate alla sicurezza e alla legalità, non hanno mai voluto seriamente accettare il confronto e il dibattito, mai voluto affrontare i singoli temi con l’umiltà e la competenza di cui necessitano. Così la parabola del centro-sinistra salvanese somiglia in tutto – come dicevamo – a quella di Berlusconi sul piano nazionale (tanto che Bersani ora paradossalmente dice al capo del governo le stesse cose che noi stiamo dicendo agli amministratori di San Salvo!). E la crisi del regime di centrosinistra di San Salvo, durato ben 17 anni: 1994-2011, fa il paio con la crisi della Seconda Repubblica, che in realtà non è mai nata perché oggi scopriamo come i personalismi, il carrierismo e la corruzione abbiano avuto un seguito dopo Tangentopoli al punto che stanno divorando entrambi gli schieramenti e minando quel sistema bipolare che avrebbe dovuto, con l’alternanza, ridurre il numero dei partiti e restituire dignità, onestà ed efficienza alla politica e alle istituzioni. Se teniamo conto che questa crisi politica si svolge inoltre all’interno di una grave crisi economica e sociale (la peggiore dopo quella del 1929-1933) comprenderemo quanto poco si possa stare allegri per il futuro delle nostre comunità. La crisi economica, sottovalutata inizialmente persino dagli esperti, sta infatti producendo sconvolgimenti epocali non solo in Africa e Medio Oriente ma persino in Europa. Costringendo le popolazioni a duri e lunghi sacrifici, essa dà origine infatti a crolli di regimi e cambiamenti continui che non risparmiano le posizioni consolidate (figuriamoci le ambizioni dei piccoli amministratori locali!). In conclusione non entreremo nel merito dell’attività amministrativa del periodo 1994-2011 semplicemente perché questa ha bisogno di una trattazione a parte (come abbiamo fatto per il “centro storico” qualche tempo fa), puntuale e approfondita, argomento per argomento. Dunque ci ripromettiamo di svilupparla nei prossimi mesi, prima cioè che si rientri nel clima e nella faziosità della prossima campagna elettorale per le comunali, quella della primavera 2012.
Giovanni Artese
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