Dopo aver analizzato, negli interventi precedenti, le politiche del Comune di San Salvo in relazione al Centro Storico (febbraio 2011), alla gestione del territorio e problematiche ambientali (ottobre 2011), alle grandi opere pubbliche (novembre 2011), concludiamo la nostra rassegna - relativa al periodo 1994-2011 - con l’analisi dei rapporti intercomunali tra San Salvo da una parte e Vasto, Montenero e Cupello dall’altra.
Partiamo da una premessa. La sinistra comunista prima e il centro-sinistra poi avevano sempre accusato le locali amministrazioni democristiane di incapacità culturale oppure di mancanza di volontà politica nel procedere ad una programmazione dello sviluppo urbanistico e, più in generale, ad una programmazione dello sviluppo economico e sociale del territorio. Eppure, nel 1974, era stata la DC del Sindaco Notaro di Vasto, con a rimorchio la DC di San Salvo, a incaricare l’architetto giapponese Kisho Kurokawa di redarre un “Piano Regolatore Intercomunale” Vasto-San Salvo. Un Piano che poi, nel progetto di massima, veniva a configurarsi come un tentativo di razionalizzazione dello sviluppo urbano dell’area Vasto-San Salvo tramite la realizzazione di alcuni servizi comuni (tra cui un avveniristico stadio da 21.000 spettatori) e la creazione di quartieri residenziali (una New City) sulle colline di Montevecchio e Selvotta, in larga parte autonomi perché dotati di tutti i servizi indispensabili. In tal modo si sarebbe formato un unicum integrato, in grado di permettere peraltro a Vasto di poter chiedere e ottenere il riconoscimento di capoluogo di Provincia.
Il Piano Kurokawa fu bloccato dalle stesse contraddizioni interne alla DC ma in quell’occasione la locale opposizione di sinistra lo bollò come un’operazione tesa a favorire la speculazione, contribuendo al suo accantonamento e non rendendosi conto che si trattava di un’occasione unica per iniziare un percorso di programmazione dell’area Vasto-San Salvo.
Nei due decenni successivi, infatti, la grande espansione edilizia di entrambe le località avrebbe prodotto problemi non più affrontabili in ambito comunale e dai rispettivi PRG. San Salvo, addirittura, debordava dai suoi confini, urbanizzando le contrade Croce Grossa e Ributtini (in Comune di Cupello) e il pendio verso Buonanotte (in Comune di Vasto), dove si trovavano anche il Cimitero nuovo, lo Stadio e la Caserma dei Carabinieri (nel solo quinquennio 1977-1981, mentre la sua popolazione cresceva di 1.792 abitanti il territorio urbanizzato passava da 90 a 210 ettari!). Quanto a Vasto e alla sua Marina, si espandevano in tutte le direzioni, persino sulle colline di Montevecchio, Selvotta e Colle Pizzuto.
Tale caotico processo di urbanizzazione avrebbe da subito posto la necessità di un adeguamento dei servizi, in quanto all’edificazione di abitazioni sparse e di nuovi quartieri periferici non corrispondeva una relativa dotazione di strade, fogne, parcheggi, verde pubblico, reti idrica, elettrica, metanifera ecc. L’ultimo grande investimento in questo senso fu prodotto nel 1983, quando con tre miliardi di lire la Cassa per il Mezzogiorno finanziò l’impianto fognario Vasto-San Salvo, relative Marine e area industriale con annesso depuratore delle acque reflue situato alla Padula (in comune di Montenero di Bisaccia).
Nello stesso periodo le Ferrovie dello Stato decidevano di cancellare le due stazioni di Vasto e San Salvo per realizzarne una sola - denominata Vasto-San Salvo - in un punto a mezza strada tra le precedenti. Si trattava di un atto rispondente alle esigenze di ristrutturazione delle FF SS, che tuttavia avrebbe potuto essere valutato nel suo impatto sul territorio (anche intorno alla Stazione si sarebbe presto cominciato a costruire); ma anche in tale occasione prevalsero le lamentele (per l’accresciuta distanza tra la Stazione ferroviaria e le due cittadine) e l’assenza di un qualsiasi ragionamento sul piano dei rapporti Vasto-San Salvo.
Negli anni Novanta tornava perciò di prepotenza la questione della cosiddetta “area metropolitana Vasto-San Salvo” insieme alla consapevolezza di doversi confrontare anche con altri due comuni di confine, Cupello e Montenero di Bisaccia, che d’altro canto stavano egualmente programmando e attuando il loro sviluppo senza tenere conto delle realtà comunali adiacenti.
Aspetti di tale problematica si possono ritrovare in numerosi articoli degli anni ‘90 nonché nei programmi che i candidati Sindaci presentavano all’elettorato in occasione dei rinnovi dei Consigli e delle Amministrazioni comunali. Tuttavia, nonostante l’urgenza del tema, il confronto tra le Amministrazioni confinanti restava sterile o comunque limitato alla soluzione di problemi urgenti e indifferibili sulle linee di confine.
Con questo andazzo si sarebbe giunti alla svolta del 2000, fase cruciale in quanto si stavano allora progettando grandi opere pubbliche da parte di tutti e quattro i comuni interessati, meritevoli di essere vagliate nella loro funzione, finalità e localizzazione. Si tornava dunque a parlare dell’argomento. Ad esempio, nel suo programma del 2002, il candidato Sindaco del centro-sinistra di San Salvo scriveva:
“San Salvo si è ormai conquistata un ruolo di primo piano e ha partecipato da protagonista alle scelte che hanno riguardato l’area territoriale, la Provincia di Chieti e la Regione Abruzzo. Ma ciò rafforza la mia convinzione di lavorare alla costruzione della Città Territorio, che sia in grado di pensare insieme agli altri comuni, agli altri enti, alle organizzazioni sociali, economiche e produttive lo sviluppo di un territorio di area vasta capace di offrire servizi moderni ed efficienti”. Seguiva la lista degli interventi, tra cui l’Ospedale previsto a Colle Pizzuto, il Distretto Sanitario di base, il coordinamento tra i diversi PRG, l’organizzazione di un sistema di trasporti integrato, la gestione delle reti tecnologiche e dei beni vitali, l’attuazione del Distretto Turistico.
Ma, aldilà delle buone intenzioni, i rapporti tra San Salvo e Vasto e tra San Salvo e Montenero stavano ormai precipitando. Nella primavera del 2002, Montenero di Bisaccia - attraverso una variante al PRG - definiva il suo nuovo modello di sviluppo, prevedendo un’area di insediamenti turistico-commerciali alla Marina, una zona industriale-artigianale alla Padula e un porto turistico sulla costa. Si trattava di un piano un poco rigido nell’impostazione e nella zonizzazione, certamente sovradimensionato, tuttavia meritevole di considerazione e discussione con il Comune proponente. Quando l’argomento venne portato in Consiglio comunale a San Salvo, per il parere richiesto al Comune confinante, l’allora Sindaco e l’intera maggioranza votarono contro su tutto. In risposta ad alcuni nostri dubbi circa la realizzazione comune del porto turistico a confine delle due località, si disse che il dialogo con Montenero non si era interrotto e che San Salvo avrebbe ben presto iniziato i lavori per il porto sul lato sinistro del formale del Mulino nella certezza che poi il Comune di Montenero avrebbe completato il progetto dal lato opposto.
L’opinione pubblica avvertì i rischi di quell’atteggiamento, impegnato a parole ma fallimentare nei risultati, e rilanciò il dibattito nel tentativo di scuotere l’ambiguità dei politici. Soprattutto a San Salvo, a causa della ridotta superficie comunale (1.961 ettari in totale) si avvertiva infatti la necessità del confronto e della ricerca di soluzioni comuni. Così, il 30.10.2003, su proposta e nella sede offerta dall’emittente di Orazio Di Stefano, si teneva un miniconvegno sul tema: “Luoghi comuni. L’area metropolitana Vasto-San Salvo e dintorni”. Un convegno che avrebbe visto diversi interessanti contributi e che avrebbe rilanciato più in generale il dibattito sulle tematiche territoriali.
Troppo tardi, però, perché le grandi opere si stavano avviando e senza un vero confronto tra gli enti locali. E mentre Vasto continuava ad ignorare le problematiche territoriali comuni, iniziava la guerra tra San Salvo e Montenero sul porto turistico, sull’area e gli insediamenti commerciali e sui rapporti tra le due aree industriali (dopo il crollo del vecchio ponte sul Trigno, nel 2003 un Assessore della giunta Marchese avrebbe esclamato: "Ora abbiamo definitivamente rotto i ponti con Montenero di Bisaccia!”).
A partire dal dicembre 2005, San Salvo cominciava infatti a realizzare il suo porto turistico sulla sinistra del canale del Mulino mentre il Comune di Montenero faceva redarre un progetto di porto turistico (per 400 posti barca, con annesso villaggio residenziale) da insediarsi circa 500 metri più a sud di quello di San Salvo. Anche a Vasto si cominciava intanto a parlare di porto turistico, da localizzare a Punta Penna o a Casarsa e San Nicola. Così, un piccolo golfo che avrebbe potuto ospitare un solo, capace ed attrezzato porto turistico, si avviava ad accoglierne tre. Stessa soluzione per gli investimenti commerciali, in quanto nell’area di San Salvo sarebbe nato il Centro “Insieme” e in quella di Montenero il “Costaverde”, a un chilometro di distanza in linea d’aria l’uno dall’altro. Quanto all’area industriale, alla Padula di Montenero sfumava il ventilato insediamento di una grande azienda (che poi investiva in Spagna) ma quel Comune si rifiutava di entrare nel Consorzio di Industrializzazione del Vastese, così ponendo un muro tra due aree industriali contigue e mettendo fine ad ogni possibile accordo o sinergia su futuri investimenti.
L’ultimo sussulto demagogico della classe politica locale si ebbe tra il 2006 e il 2007 quando, sulla scorta dei disastri combinati, e in seguito al successo del centro-sinistra alle elezioni comunali di Vasto, i quattro sindaci del comprensorio basso-abruzzese, tutti di centro-sinistra quindi senza gli alibi della diversità politica, rilanciarono la proposta di “area metropolitana” Vasto-San Salvo e dintorni.
Il 17.02.2006 si teneva a San Salvo la presentazione di uno studio affidato all’urbanista R. Mascarucci su “Le strategie di trasformazione territoriale in riferimento all'area del Trigno-Sinello”, corredato da un programma di azioni per la riqualificazione urbanistica del Comune di San Salvo. Il 9.09.2006 si svolgeva ancora a San Salvo un incontro tra i Sindaci di San Salvo, Vasto e Cupello “per affrontare i problemi dei residenti” nelle zone di confine e avviare un percorso comune per la pianificazione territoriale. Il Sindaco Lapenna nell’occasione affermava: “Pianificare di concerto significa individuare le criticità ed elaborare un piano intercomunale per loro soluzione”. Il 21.02.2007, a San Salvo si riunivano di nuovo i tre Sindaci (Marchese, Lapenna e Pollutri) insieme a quello di Monteodorisio (Sciascia) e sottoscrivevano un protocollo d’intesa per la formazione di un “Piano strategico intercomunale di area vasta”. Il 16.03.2007, il Sindaco di San Salvo riprendeva l’argomento vantando di aver firmato due importanti protocolli: sulla “pianificazione intercomunale di vasta area” e sul “percorso vita lungo il torrente Buonanotte” e rimarcando la grande svolta intervenuta nelle relazioni intercomunali. Infine, nel suo programma elettorale per le comunali del maggio 2007, come Sindaco uscente e ricandidato, così scriveva:
“Lo sviluppo passa sempre più attraverso la collaborazione con i territori vicini. Per questo con i Comuni di Vasto, Cupello e Monteodorisio si è provveduto ad approvare un protocollo d’intesa per la redazione di un piano strategico intercomunale aperto alla collaborazione degli altri Comuni limitrofi compresi quelli molisani. Il Piano contribuirà alla definizione progettuale delle politiche territoriali quali lo sviluppo del processo di internazionalizzazione, connesso alle iniziative di marketing territoriale ed urbano, alla qualificazione delle risorse presenti nel territorio, ai processi produttivi dell’uso agricolo connessi alle politiche energetiche delle fonti rinnovabili, alla qualificazione delle filiere produttive, al restauro del paesaggio agrario, al riassetto funzionale dei servizi urbani e territoriali e al potenziamento e la qualificazione del sistema infrastrutturale della rete dei servizi”.
Quanto è rimasto di tutta questa enunciazione è sotto gli occhi di tutti. Dopo la fiammata di entusiasmo iniziale, nel 2008-2009 i Sindaci del comprensorio sono tornati ad occuparsi delle questioni di campanile; per poi arrivare di nuovo a scontrarsi, nel 2010-2011 su diversi problemi di carattere intercomunale. Ad esempio, il 19.10.2010, il Sindaco di San Salvo è arrivato addirittura a “scrivere” a quello di Vasto chiedendogli chiarimenti su un “Progetto di lottizzazione a Colle Pizzuto” (una questione ancora aperta). Così, nel 2011, dopo l’introduzione della raccolta differenziata dei rifiuti urbani a San Salvo, a causa della spazzatura scaricata nottetempo da cittadini dentro i confini di Vasto (Piano di Marco) e Cupello (Ributtini e altre contrada) si sviluppava un inatteso e poco garbato scambio di accuse, soprattutto tra il Sindaco di San Salvo e quello di Cupello.
La crisi economica 2008-2011 ci avrà messo del suo ma la fumosità e l’inconcludenza della politica intercomunale delle amministrazioni di San Salvo nel periodo 1994-2011 (come pure di quelle di Vasto, Cupello, Monteodorisio e Montenero di Bisaccia) sono lampanti. Quantunque degne di riflessione, perché è chiaro che non è possibile andare avanti con interventi che creano doppioni negli investimenti (mettendo a rischio le società di gestione), difficoltà nella razionalizzazione delle infrastrutture e dei trasporti, degrado nell’ambiente urbano e rurale e incapacità di progettare le grandi opere e il futuro del territorio.
La nostra consapevolezza, pertanto, è che si sono persi anni decisivi per fare qualcosa di buono nei rapporti intercomunali, perché in un momento di accresciute difficoltà economiche e politiche tutto è terribilmente più difficile che in passato.
Giovanni Artese
Partiamo da una premessa. La sinistra comunista prima e il centro-sinistra poi avevano sempre accusato le locali amministrazioni democristiane di incapacità culturale oppure di mancanza di volontà politica nel procedere ad una programmazione dello sviluppo urbanistico e, più in generale, ad una programmazione dello sviluppo economico e sociale del territorio. Eppure, nel 1974, era stata la DC del Sindaco Notaro di Vasto, con a rimorchio la DC di San Salvo, a incaricare l’architetto giapponese Kisho Kurokawa di redarre un “Piano Regolatore Intercomunale” Vasto-San Salvo. Un Piano che poi, nel progetto di massima, veniva a configurarsi come un tentativo di razionalizzazione dello sviluppo urbano dell’area Vasto-San Salvo tramite la realizzazione di alcuni servizi comuni (tra cui un avveniristico stadio da 21.000 spettatori) e la creazione di quartieri residenziali (una New City) sulle colline di Montevecchio e Selvotta, in larga parte autonomi perché dotati di tutti i servizi indispensabili. In tal modo si sarebbe formato un unicum integrato, in grado di permettere peraltro a Vasto di poter chiedere e ottenere il riconoscimento di capoluogo di Provincia.
Il Piano Kurokawa fu bloccato dalle stesse contraddizioni interne alla DC ma in quell’occasione la locale opposizione di sinistra lo bollò come un’operazione tesa a favorire la speculazione, contribuendo al suo accantonamento e non rendendosi conto che si trattava di un’occasione unica per iniziare un percorso di programmazione dell’area Vasto-San Salvo.
Nei due decenni successivi, infatti, la grande espansione edilizia di entrambe le località avrebbe prodotto problemi non più affrontabili in ambito comunale e dai rispettivi PRG. San Salvo, addirittura, debordava dai suoi confini, urbanizzando le contrade Croce Grossa e Ributtini (in Comune di Cupello) e il pendio verso Buonanotte (in Comune di Vasto), dove si trovavano anche il Cimitero nuovo, lo Stadio e la Caserma dei Carabinieri (nel solo quinquennio 1977-1981, mentre la sua popolazione cresceva di 1.792 abitanti il territorio urbanizzato passava da 90 a 210 ettari!). Quanto a Vasto e alla sua Marina, si espandevano in tutte le direzioni, persino sulle colline di Montevecchio, Selvotta e Colle Pizzuto.
Tale caotico processo di urbanizzazione avrebbe da subito posto la necessità di un adeguamento dei servizi, in quanto all’edificazione di abitazioni sparse e di nuovi quartieri periferici non corrispondeva una relativa dotazione di strade, fogne, parcheggi, verde pubblico, reti idrica, elettrica, metanifera ecc. L’ultimo grande investimento in questo senso fu prodotto nel 1983, quando con tre miliardi di lire la Cassa per il Mezzogiorno finanziò l’impianto fognario Vasto-San Salvo, relative Marine e area industriale con annesso depuratore delle acque reflue situato alla Padula (in comune di Montenero di Bisaccia).
Nello stesso periodo le Ferrovie dello Stato decidevano di cancellare le due stazioni di Vasto e San Salvo per realizzarne una sola - denominata Vasto-San Salvo - in un punto a mezza strada tra le precedenti. Si trattava di un atto rispondente alle esigenze di ristrutturazione delle FF SS, che tuttavia avrebbe potuto essere valutato nel suo impatto sul territorio (anche intorno alla Stazione si sarebbe presto cominciato a costruire); ma anche in tale occasione prevalsero le lamentele (per l’accresciuta distanza tra la Stazione ferroviaria e le due cittadine) e l’assenza di un qualsiasi ragionamento sul piano dei rapporti Vasto-San Salvo.
Negli anni Novanta tornava perciò di prepotenza la questione della cosiddetta “area metropolitana Vasto-San Salvo” insieme alla consapevolezza di doversi confrontare anche con altri due comuni di confine, Cupello e Montenero di Bisaccia, che d’altro canto stavano egualmente programmando e attuando il loro sviluppo senza tenere conto delle realtà comunali adiacenti.
Aspetti di tale problematica si possono ritrovare in numerosi articoli degli anni ‘90 nonché nei programmi che i candidati Sindaci presentavano all’elettorato in occasione dei rinnovi dei Consigli e delle Amministrazioni comunali. Tuttavia, nonostante l’urgenza del tema, il confronto tra le Amministrazioni confinanti restava sterile o comunque limitato alla soluzione di problemi urgenti e indifferibili sulle linee di confine.
Con questo andazzo si sarebbe giunti alla svolta del 2000, fase cruciale in quanto si stavano allora progettando grandi opere pubbliche da parte di tutti e quattro i comuni interessati, meritevoli di essere vagliate nella loro funzione, finalità e localizzazione. Si tornava dunque a parlare dell’argomento. Ad esempio, nel suo programma del 2002, il candidato Sindaco del centro-sinistra di San Salvo scriveva:
“San Salvo si è ormai conquistata un ruolo di primo piano e ha partecipato da protagonista alle scelte che hanno riguardato l’area territoriale, la Provincia di Chieti e la Regione Abruzzo. Ma ciò rafforza la mia convinzione di lavorare alla costruzione della Città Territorio, che sia in grado di pensare insieme agli altri comuni, agli altri enti, alle organizzazioni sociali, economiche e produttive lo sviluppo di un territorio di area vasta capace di offrire servizi moderni ed efficienti”. Seguiva la lista degli interventi, tra cui l’Ospedale previsto a Colle Pizzuto, il Distretto Sanitario di base, il coordinamento tra i diversi PRG, l’organizzazione di un sistema di trasporti integrato, la gestione delle reti tecnologiche e dei beni vitali, l’attuazione del Distretto Turistico.
Ma, aldilà delle buone intenzioni, i rapporti tra San Salvo e Vasto e tra San Salvo e Montenero stavano ormai precipitando. Nella primavera del 2002, Montenero di Bisaccia - attraverso una variante al PRG - definiva il suo nuovo modello di sviluppo, prevedendo un’area di insediamenti turistico-commerciali alla Marina, una zona industriale-artigianale alla Padula e un porto turistico sulla costa. Si trattava di un piano un poco rigido nell’impostazione e nella zonizzazione, certamente sovradimensionato, tuttavia meritevole di considerazione e discussione con il Comune proponente. Quando l’argomento venne portato in Consiglio comunale a San Salvo, per il parere richiesto al Comune confinante, l’allora Sindaco e l’intera maggioranza votarono contro su tutto. In risposta ad alcuni nostri dubbi circa la realizzazione comune del porto turistico a confine delle due località, si disse che il dialogo con Montenero non si era interrotto e che San Salvo avrebbe ben presto iniziato i lavori per il porto sul lato sinistro del formale del Mulino nella certezza che poi il Comune di Montenero avrebbe completato il progetto dal lato opposto.
L’opinione pubblica avvertì i rischi di quell’atteggiamento, impegnato a parole ma fallimentare nei risultati, e rilanciò il dibattito nel tentativo di scuotere l’ambiguità dei politici. Soprattutto a San Salvo, a causa della ridotta superficie comunale (1.961 ettari in totale) si avvertiva infatti la necessità del confronto e della ricerca di soluzioni comuni. Così, il 30.10.2003, su proposta e nella sede offerta dall’emittente di Orazio Di Stefano, si teneva un miniconvegno sul tema: “Luoghi comuni. L’area metropolitana Vasto-San Salvo e dintorni”. Un convegno che avrebbe visto diversi interessanti contributi e che avrebbe rilanciato più in generale il dibattito sulle tematiche territoriali.
Troppo tardi, però, perché le grandi opere si stavano avviando e senza un vero confronto tra gli enti locali. E mentre Vasto continuava ad ignorare le problematiche territoriali comuni, iniziava la guerra tra San Salvo e Montenero sul porto turistico, sull’area e gli insediamenti commerciali e sui rapporti tra le due aree industriali (dopo il crollo del vecchio ponte sul Trigno, nel 2003 un Assessore della giunta Marchese avrebbe esclamato: "Ora abbiamo definitivamente rotto i ponti con Montenero di Bisaccia!”).
A partire dal dicembre 2005, San Salvo cominciava infatti a realizzare il suo porto turistico sulla sinistra del canale del Mulino mentre il Comune di Montenero faceva redarre un progetto di porto turistico (per 400 posti barca, con annesso villaggio residenziale) da insediarsi circa 500 metri più a sud di quello di San Salvo. Anche a Vasto si cominciava intanto a parlare di porto turistico, da localizzare a Punta Penna o a Casarsa e San Nicola. Così, un piccolo golfo che avrebbe potuto ospitare un solo, capace ed attrezzato porto turistico, si avviava ad accoglierne tre. Stessa soluzione per gli investimenti commerciali, in quanto nell’area di San Salvo sarebbe nato il Centro “Insieme” e in quella di Montenero il “Costaverde”, a un chilometro di distanza in linea d’aria l’uno dall’altro. Quanto all’area industriale, alla Padula di Montenero sfumava il ventilato insediamento di una grande azienda (che poi investiva in Spagna) ma quel Comune si rifiutava di entrare nel Consorzio di Industrializzazione del Vastese, così ponendo un muro tra due aree industriali contigue e mettendo fine ad ogni possibile accordo o sinergia su futuri investimenti.
L’ultimo sussulto demagogico della classe politica locale si ebbe tra il 2006 e il 2007 quando, sulla scorta dei disastri combinati, e in seguito al successo del centro-sinistra alle elezioni comunali di Vasto, i quattro sindaci del comprensorio basso-abruzzese, tutti di centro-sinistra quindi senza gli alibi della diversità politica, rilanciarono la proposta di “area metropolitana” Vasto-San Salvo e dintorni.
Il 17.02.2006 si teneva a San Salvo la presentazione di uno studio affidato all’urbanista R. Mascarucci su “Le strategie di trasformazione territoriale in riferimento all'area del Trigno-Sinello”, corredato da un programma di azioni per la riqualificazione urbanistica del Comune di San Salvo. Il 9.09.2006 si svolgeva ancora a San Salvo un incontro tra i Sindaci di San Salvo, Vasto e Cupello “per affrontare i problemi dei residenti” nelle zone di confine e avviare un percorso comune per la pianificazione territoriale. Il Sindaco Lapenna nell’occasione affermava: “Pianificare di concerto significa individuare le criticità ed elaborare un piano intercomunale per loro soluzione”. Il 21.02.2007, a San Salvo si riunivano di nuovo i tre Sindaci (Marchese, Lapenna e Pollutri) insieme a quello di Monteodorisio (Sciascia) e sottoscrivevano un protocollo d’intesa per la formazione di un “Piano strategico intercomunale di area vasta”. Il 16.03.2007, il Sindaco di San Salvo riprendeva l’argomento vantando di aver firmato due importanti protocolli: sulla “pianificazione intercomunale di vasta area” e sul “percorso vita lungo il torrente Buonanotte” e rimarcando la grande svolta intervenuta nelle relazioni intercomunali. Infine, nel suo programma elettorale per le comunali del maggio 2007, come Sindaco uscente e ricandidato, così scriveva:
“Lo sviluppo passa sempre più attraverso la collaborazione con i territori vicini. Per questo con i Comuni di Vasto, Cupello e Monteodorisio si è provveduto ad approvare un protocollo d’intesa per la redazione di un piano strategico intercomunale aperto alla collaborazione degli altri Comuni limitrofi compresi quelli molisani. Il Piano contribuirà alla definizione progettuale delle politiche territoriali quali lo sviluppo del processo di internazionalizzazione, connesso alle iniziative di marketing territoriale ed urbano, alla qualificazione delle risorse presenti nel territorio, ai processi produttivi dell’uso agricolo connessi alle politiche energetiche delle fonti rinnovabili, alla qualificazione delle filiere produttive, al restauro del paesaggio agrario, al riassetto funzionale dei servizi urbani e territoriali e al potenziamento e la qualificazione del sistema infrastrutturale della rete dei servizi”.
Quanto è rimasto di tutta questa enunciazione è sotto gli occhi di tutti. Dopo la fiammata di entusiasmo iniziale, nel 2008-2009 i Sindaci del comprensorio sono tornati ad occuparsi delle questioni di campanile; per poi arrivare di nuovo a scontrarsi, nel 2010-2011 su diversi problemi di carattere intercomunale. Ad esempio, il 19.10.2010, il Sindaco di San Salvo è arrivato addirittura a “scrivere” a quello di Vasto chiedendogli chiarimenti su un “Progetto di lottizzazione a Colle Pizzuto” (una questione ancora aperta). Così, nel 2011, dopo l’introduzione della raccolta differenziata dei rifiuti urbani a San Salvo, a causa della spazzatura scaricata nottetempo da cittadini dentro i confini di Vasto (Piano di Marco) e Cupello (Ributtini e altre contrada) si sviluppava un inatteso e poco garbato scambio di accuse, soprattutto tra il Sindaco di San Salvo e quello di Cupello.
La crisi economica 2008-2011 ci avrà messo del suo ma la fumosità e l’inconcludenza della politica intercomunale delle amministrazioni di San Salvo nel periodo 1994-2011 (come pure di quelle di Vasto, Cupello, Monteodorisio e Montenero di Bisaccia) sono lampanti. Quantunque degne di riflessione, perché è chiaro che non è possibile andare avanti con interventi che creano doppioni negli investimenti (mettendo a rischio le società di gestione), difficoltà nella razionalizzazione delle infrastrutture e dei trasporti, degrado nell’ambiente urbano e rurale e incapacità di progettare le grandi opere e il futuro del territorio.
La nostra consapevolezza, pertanto, è che si sono persi anni decisivi per fare qualcosa di buono nei rapporti intercomunali, perché in un momento di accresciute difficoltà economiche e politiche tutto è terribilmente più difficile che in passato.
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