I Carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia di Vasto hanno disarticolato una organizzazione criminale, con base in San Salvo e operante in tutto l’hinterland vastese, dedita in maniera sistematica al traffico di cocaina ed eroina. La predetta organizzazione veniva rifornita da una “famiglia” di San Severo nota ormai da anni per essere punto di riferimento per “movimenti” di ingenti quantitativi di droga giunta in prevalenza dai Balcani. Ieri mattina gli uomini dell’Arma, su richiesta del Dott. Giancarlo Ciani, Procuratore della Repubblica di Vasto che ha coordinato le indagini, hanno eseguito 4 ordinanze di custodia cautelare nei confronti di D.F.A.L. di anni 54 di San Severo, C. A. di anni 34 di San Salvo, C. N. di anni 34 e C.D. di anni 34 entrambi di Furci, nonché n. 7 perquisizioni personali e locali nel corso delle quali i militari sequestravano n. 10 “dosi” di sostanza stupefacente del tipo eroina, bilancini di precisione, materiale riconducibile al confezionamento delle “dosi” e varia documentazione cartacea dalla quale si evinceva chiaramente somme di denaro e nomi di personaggi che dovevano ancora saldare le partite di stupefacenti già acquisite. I Carabinieri hanno inoltre accertato che l’organizzazione “de qua” smerciava settimanalmente circa un etto di sostanza stupefacente del tipo eroina e cocaina, che, una volta immessa sul mercato, fruttava un guadagno di circa 10 mila euro mensili. Il C.A., ritenuto promotore della suddetta attività illecita, gestiva i suoi affari prevalentemente in San Salvo, luogo in cui lui stesso materialmente provvedeva alle cessioni ai vari assuntori, dei quali ne venivano identificati almeno 30; viceversa, affidava la gestione di alcune “piazze” dell’alto vastese, come i paesi di Furci, Gissi, San Buono e Roccaspinalveti, ai suoi correi C.D. e C.N.. Le investigazioni, supportate anche da intercettazioni telefoniche delle utenze mobili in uso agli indagati, hanno sin dall’inizio mostrato le loro figure quali individui guardinghi e scaltri. In primo luogo i Carabinieri accertavano l’utilizzo di schede telefoniche ccdd “dedicate” intestate a persone decedute proprio per cercare di rendere più difficoltoso la loro identificazione. Le intercettazioni altresì hanno evidenziato il ricorrente uso di linguaggi criptici e di pseudonimi, tipico delle indagini sui traffici di droga, soprattutto quando gli interlocutori si vedevano costretti a far riferimento al quantitativo e/o tipologia di sostanza stupefacente da cedere e/o acquistare. Proprio questo linguaggio, volutamente simbolico, ha permesso di comprendere le diverse tipologie di droghe trattate. Infatti, la cocaina veniva indicata con l’espressione: “vernice bianca”, mentre l’eroina con locuzione: “tinta nera”, a significare la loro diversa colorazione. Proprio quest’ultima circostanza veniva scelta per dare il nome all’operazione. Le indagini, che evidentemente non sono ancora concluse, nel suo complesso hanno purtroppo rilevato un dato certamente allarmante e cioè l’aumento dell’uso di droghe ccdd “pesanti” anche da parte di giovani soggetti che vivono in piccole comunità come i paesi dell’alto vastese.
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