È arrivata in ospedale per un mal di testa, una cefalea, ma le sue condizioni si sono rapidamente aggravate e lei, una professionista di 30 anni della provincia di Chieti, è morta nel giro di quattro giorni nel reparto di Rianimazione dell’ospedale pescarese dove era approdata dopo essere passata anche al reparto Infettivi in seguito all’ulteriore aggravamento delle sue condizioni. A stroncarla, una meningoencefalite acuta fulminante. Una forma non contagiosa, ma che l’ha portata via ai suoi cari in una manciata di giorni: dopo 48 ore passate in Medicina, la donna era infatti stata trasferita nel reparto di Malattie infettive per accertamenti ulteriori. Ma una complicanza cerebrale rapidamente evolutiva ha indotto i medici, dopo 24 ore, a disporre il trasferimento della paziente nel reparto di Rianimazione per cercare di tutelarla in tutti i modi. Ma lì, dopo altre 24 ore, la giovane professionista è morta, ieri pomeriggio, intorno alle 18, a causa di un’insufficienza multiorgano, e nonostante tutte le terapie eseguite dal personale medico del reparto. La causa, appunto, una presunta meningoencefalite acuta.
Una morte improvvisa che fa rabbrividire e che crea allarme perché si tratta di una forma di meningite che però, come sottolinea il primario del reparto di Malattie infettive, il professor Giustino Parruti, «non è assolutamente contagiosa».
«Le forme contagiose», spiega il primario, «sono quelle da meningococco o da emofilus, ma né l’uno né l’altro caso sono stati implicati nel caso in questione, per cui non c’è assolutamente rischio di contagio. Tant’è», rimarca il primario, «che nel caso in questione, non essendoci misure di pertinenza, non abbiamo neanche avvisato l’ufficio di igiene, come è invece competenza di noi infettivologi in situazione di contagiosità, per prendere misure precauzionali sulla salma».
Ma se la malattia non è contagiosa, com’è possibile che una donna di 30 anni, sana, che lavora, possa morire improvvisamente dopo quello che può sembrare un banale mal di testa?
«Si tratta di un quadro fulminante», spiega ancora il professor Parruti, «ci sono persone che per le loro condizioni immunologiche sono predisposte a eventi avversi così gravi venendo in contatto con germi normalmente circolanti per la popolazione».
da ilcentro.gelocal.it
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