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lunedì 26 luglio 2010

SAN SALVO, DOMANI LA RAPPRESENTAZIONE TEATRALE "IL LAVORO CHE RESTA"

Domani, martedì 27, alle ore 21:15, in Piazza San Vitale, la città di San Salvo presenta la compagnia “Il Teatro del Crack” in Il lavoro che resta – Storie di lavoro nel sud dell’Abruzzo.
La rappresentazione narra le vicende della lotta del bosco Motticce, dell’eccidio di Lentella, degli scioperi per il metano a Cupello fino ad arrivare ad affrontare le problematiche del lavoro oggi.
La scrittura scenica e la regia sono di Antonio G. Tucci, il disegno e le luci di Tea Primiterra, le scene di Antonella Spelozzo e tra gli interpreti troviamo Alessandra Angelucci.
Lo spettacolo sarà introdotto dalle testimonianze di alcuni protagonisti delle lotte.
Si tratta di storie “vere” di contadini, operai, disoccupati, giovani interinali, donne lavoratrici di San Salvo, Cupello e Lentella, storie “esemplari”, in cui la gente può identificarsi.
La rappresentazione teatrale vuole raccontare com’era il lavoro un tempo e com’è oggi, mettendo in scena anche fatti sanguinosi e tragedie di popolo e di singole persone.
Queste fanno parte del percorso di rivendicazione del diritto al lavoro che ha visto Luigi Ruggieri tra i capi dell’occupazione da parte dei braccianti di San Salvo del bosco Motticce per ottenere il disboscamento e l’assegnazione delle terre e ancora Cosmo Mangiocco e Nicola Mattia morire in quella che fu la tragedia di Lentella per rivendicare pane e lavoro, per arrivare alle rivendicazioni dei cittadini di Cupello affinchè il metano appena scoperto nel loro territorio, invece di essere portato altrove, determinasse nuove possibilità di occupazione per contrastare povertà ed emigrazione.
“Il lavoro che resta è un’opera di qualità sotto il profilo artistico, ma è anche un’opera preziosa per la sua funzione di recupero della memoria storica di un vissuto che ha determinato il destino della gente nel nostro territorio – ha dichiarato il sindaco Gabriele Marchese - La presa di coscienza del diritto al lavoro, la capacità e la forza di organizzarsi a rivendicarlo come unica possibilità per riscattarsi dalla fame è una tematica quanto mai attuale oggi giorno, in un comprensorio che ha visto, negli anni sessanta, con l’industrializzazione, i braccianti diventare operai e la possibilità di cambiare la società attraverso la capacità di lottare per i propri diritti e che assiste, invece, nel tempo presente, qui come altrove, alla morte di una grande speranza, alla realtà dei giovani precari, dei cassa integrati, dei disoccupati e dell’incertezza per il futuro, che, alla luce delle storie testimoniate nell’opera, stimolano una reattività troppo spesso assopita”.

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