A seguito dell'approvazione dello studio di fattibilità (redatto da Davide Aquilano e Franco Masciulli) per il recupero dell'acquedotto romano ipogeo di San Salvo, è stata avviata una prima fase di lavori relativa all'individuazione del percorso.L'intervento, voluto dall'Assessorato alla Cultura, riguarda l'esplorazione del tratto, già in precedenza raggiunto, compreso tra i pozzi P2 e P3 (nello spazio di piazza San Vitale) e la riapertura del pozzo P3 (non lontano dal mosaico romano). L'importo complessivo dell'intervento è di 5mila euro, somma in gran parte proveniente dalle donazioni della prof.ssa Marisa Fabrizio, delle ditte Farmacia Di Croce, Puntoluce di Annalucia Artese, Marcello Costruzioni e della Fondazione per l'Arte e l'Archeologia del Vastese.
I lavori sono stati affidati alla coop. Parsifal, che in precedenza ha già operato in questo ambito. La Soprintendenza Archeologica dell'Abruzzo collaborerà e vigilerà con il suo personale tecnico. Molto ci si attende dalla ripresa esplorativa dell'acquedotto romano ipogeo, opera probabilmente a tutt'oggi ancora intatta e funzionale, che, a detta di una voce popolare, avrebbe origine nella zona del Cimitero e ha sicuramente termine negli sbocchi delle attuali Fontana Vecchia e Fontana Nuova. La speranza è che la ricognizione possa andare oltre il pozzo P3, nell'area dove dovrebbe trovarsi la cisterna da cui si dipartono gli ultimi due tratti del condotto. I manufatti indagati saranno oggetto di documentazione, anche fotografica, che potrà essere messa a disposizione degli studiosi per gli approfondimenti di storia, archeologia e geologia.
I lavori sono stati affidati alla coop. Parsifal, che in precedenza ha già operato in questo ambito. La Soprintendenza Archeologica dell'Abruzzo collaborerà e vigilerà con il suo personale tecnico. Molto ci si attende dalla ripresa esplorativa dell'acquedotto romano ipogeo, opera probabilmente a tutt'oggi ancora intatta e funzionale, che, a detta di una voce popolare, avrebbe origine nella zona del Cimitero e ha sicuramente termine negli sbocchi delle attuali Fontana Vecchia e Fontana Nuova. La speranza è che la ricognizione possa andare oltre il pozzo P3, nell'area dove dovrebbe trovarsi la cisterna da cui si dipartono gli ultimi due tratti del condotto. I manufatti indagati saranno oggetto di documentazione, anche fotografica, che potrà essere messa a disposizione degli studiosi per gli approfondimenti di storia, archeologia e geologia.
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