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venerdì 15 luglio 2011

SAN SALVO: PRESENTATI I RISULTATI DELLE INDAGINI ARCHEOLOGICHE IN LOCALITA' S.VITO

Questa mattina, in conferenza stampa, sono stati presentati i risultati della campagna di scavi archeologici condotta in località S. Vito, dal 27 giugno ad oggi.
I lavori rientrano in un ampio progetto volto all’indagine e alla valorizzazione del sito, che vede coinvolti nell’ambito di un Protocollo d’intesa il Comune di S. Salvo, la Soprintendenza per i beni archeologici dell’Abruzzo e l’Università degli Studi “G. d’Annunzio” di Chieti.
Lo scavo diretto dalla Prof. Maria Carla Somma, docente di Archeologia Medievale presso l’Università degli studi “G. d’Annunzio” di Chieti, ha visto impegnato un gruppo di volenterosi studenti del corso di laurea in Beni Culturali del medesimo ateneo, che già negli scorsi anni avevano scelto di “fare pratica” prendendo contatto diretto con il lavoro dell’archeologo proprio sul cantiere di S.Vito e che ora considerano un po’ come “casa loro”.
L’area oggetto delle indagini è stata in passato riconosciuta come il luogo sul quale, probabilmente intorno alla metà del XIII secolo, fu fondato il monastero di S. Vito de Trineo. In attesa di una approfondita ed organica revisione delle fonti documentarie si può in via di ipotesi ricollegare questa fondazione al movimento cistercense in area abruzzese. Le indagini archeologiche hanno pertanto come scopo quello di indagare le strutture del monastero e le sue fasi di sviluppo, nonché chiarirne il momento di abbandono, visto che dalle fonti sembrerebbe che almeno dal XIV secolo, il monastero unisca le sue vicende a quello vicino di S. Salvo, i cui resti sono stati rinvenuti alla fine degli anni ’90 del secolo scorso in corrispondenza del nucleo storico dell’attuale centro urbano di S. Salvo.
La campagna di questo anno ha avuto come obiettivo la rimessa in luce dell’intera planimetria del complesso, almeno per le parti che ricadono nel lotto interessato dagli scavi, e il proseguimento dello scavo dell’area funeraria già in parte evidenziata e scavata negli scorsi anni.
Le novità riguardano appunto l’estensione e la conformazione del complesso che a questo punto delle indagini è stato quasi interamente rimesso in luce, anche grazie all’impiego del mezzo meccanico che ha permesso di asportare l’esteso strato di interro conseguente ai lavori che in passato hanno interessato l’area per la messa a coltura. Il complesso si estendeva per un’area grossomodo quadrangolare di più di trenta mt di lato, con un’estensione di quasi mille metri quadrati. Purtroppo la scarsissima conservazione delle strutture, limitata al solo spiccato delle fondazioni, non consente di individuare le diverse parti funzionali del complesso.
Certamente l’area a sud ovest doveva essere utilizzata come cimitero, come attestano le sepolture rimesse in luce, costituite da fosse scavate nella terra argillosa che caratterizza la zona, in molti casi sfruttate per la sepoltura di più individui. Lo studio dei resti antropologici è affidato all’équipe del Prof. Luigi Capasso direttore del Museo di Scienze Biomediche della stessa Università “d’Annunzio”. Lo scavo dell’area funeraria ha permesso di rilevare alcuni interessanti elementi relativi alle modalità di seppellimento e manutenzione del cimitero con il recupero di un certo numero di elementi di corredo personale, come parti di fibbie di cintura, e di corredo rituale, in particolare frammenti ceramici.
Dallo scavo dell’intera area sono inoltre stati recuperati un discreto numero di reperti ceramici, prevalentemente maiolica arcaica e ceramica priva di rivestimento da dispensa che ben si inquadrano cronologicamente con le fasi di vita del complesso e contribuiscono a delinearne gli stili di vita e i legami commerciali con le aree circostanti.
“Lo scavo di S. Vito dimostra ancora una volta come, anche in momenti difficili per il reperimento di risorse economiche da destinare ad attività culturali e di ricerca, come quelli che stiamo vivendo, è comunque possibile portare avanti con spirito di collaborazione e unità di intenti importanti progetti che contribuiscono a valorizzare ed arricchire il territorio, contribuendo anche in modo determinante alla formazione delle nuove generazioni che intendono impegnarsi nello studio e nella salvaguardia dei nostri monumenti” – ha dichiarato il sindaco Gabriele Marchese.

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