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martedì 16 luglio 2013

GIOVANNI ARTESE RICORDA IL PRESIDE LUIGI SABATINI

La notizia della scomparsa del Dirigente scolastico Luigi Sabatini mi è giunta solo il 9 luglio, del tutto inattesa; sicché mi è parsa al momento incredibile, come spesso accade quando i contatti diventano meno frequenti se non rari. Il giorno dopo, ai funerali del mio ex Preside nella chiesa di S. Marco, ritrovando alcuni suoi colleghi e molti docenti, il pensiero è tornato alla scuola e a quegli anni memorabili vissuti a San Salvo a cavalcioni tra la fine del XX e gli inizi del XXI secolo.
Luigi Sabatini era infatti giunto a San Salvo, a dirigere l'allora ITC-IPSIA, nel 1997; e vi sarebbe rimasto fino al 2003. Succedeva a Nicola D'Adamo, il Preside che aveva retto a lungo (dal 1983) la scuola superiore cittadina, che l'aveva intitolata a "Raffaele Mattioli" e che aveva gestito una bella fase di crescita numerica (nell'anno scolastico 1995-96 si sarebbe toccato il tetto delle iscrizioni: ben 776!) e qualitativa. A Sabatini sarebbe toccato di gestire una fase diversa, di crisi e di difficoltà. Anno dopo anno i problemi, annunciati, dell'ITC e la limitata offerta formativa dell'IPSIA avrebbero portato ad una drastica riduzione delle iscrizioni. Si profilava addirittura la perdita dell'autonomia scolastica per il "Mattioli" di San Salvo (essendo il numero degli alunni sceso al di sotto dei 500, fino ai 390). Ma proprio allora sarebbe giunta la svolta, maturata nel dialogo quotidiano con i docenti residenti sul posto. Prima di lasciare l'ITC-IPSIA di San Salvo per l'ITC di Vasto, il Preside Sabatini chiedeva e otteneva dal Ministero l'autorizzazione all'apertura di un nuovo indirizzo: il Liceo Scientifico e di un nuovo corso per l'IPSIA: il meccanico-termico. L'anno successivo, il sogno del Liceo Scientifico diveniva realtà grazie all'impegno dei docenti ITC e, soprattutto, del nuovo Preside, Luigi Borrelli, persona pragmatica e interessata alla crescita culturale di San Salvo.
Ma non è tanto per il percorso dirigenziale che mi interessa parlare di Luigi Sabatini; quanto dell'uomo, della sua personalità, per molti aspetti assai diversa dalla mia. Come professore di Liceo, Sabatini era un docente amato, quasi adorato dai suoi allievi; come Preside si era invece fatto una fama di dirigente duro, rigido, conservatore. Ho avuto la possibilità di conoscerlo meglio quando sono entrato - come docente delegato ITC - in Consiglio d'Istituto. Non nascondo le mie difficoltà, le mie perplessità in relazione a diverse scelte compiute dal mio Preside nel triennio di rappresentanza; che poi, però, si sono in buona parte rivelate sensate, persino opportune. La mia formazione politico-culturale "progressista" mi impediva all'inizio di accettare un metodo fatto di scelte decise e nette e relative assunzioni di responsabilità; ma col tempo ho imparato a comprendere che ci sono decisioni che vanno prese anche in mancanza di consenso o di unanimità (perché essere docenti in una classe è diverso dal dirigere un intero Istituto) e che a volte "conservare" non è peggio di "cambiare". Infatti, è importante ciò che si cambia così come ciò che si conserva; per cui la discriminante è fondamentalmente nella utilità e insieme nella moralità delle scelte. E Luigi Sabatini era una persona dalla morale ferma, senza tentennamenti (una convinzione condivisa da altri docenti e non docenti), forse poco alla moda in una società che già si evolveva in direzione di un'etica edonistica, basata sulle esigenze individuali piuttosto che sull'interesse delle comunità e della collettività. Da lui ho perciò imparato che quanto di buono e di utile c'è non va mai gettato in nome di un'idea generale e generica di cambiamento o dell'adeguamento dei comportamenti alle mode ("Oggi si usa così...", dicono persino le persone anziane, che poi paradossalmente rimpiangono "i loro tempi") perché per affrontare i problemi e gli squilibri del mondo odierno, tanto nella scuola quanto nella società civile e nelle istituzioni, è necessario disporre di tutte le risorse (a partire dalle competenze e dall'esperienza) e di tutta la moralità possibile.
Un tema, nel 2013, dieci anni dopo il trasferimento di Luigi Sabatini dalle Superiori di San Salvo a quelle di Vasto, che conserva per intero la sua attualità e che certamente merita ancora la nostra attenzione.

Giovanni Artese

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