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lunedì 15 luglio 2013

INCENDI BOSCHIVI, MANCANO I FONDI: PROBLEMI PER PROTEZIONE CIVILE, FORESTALE E VIGILI DEL FUOCO

L’AQUILA. Le fiamme violente e impazzite che divorano la pineta di San Giuliano e la Piana di Navelli con la montagna di Capestrano nei lati opposti della città. E poi roghi in tutto l’Abruzzo, nessuna provincia esclusa. Immagini impresse negli occhi dei Vigili del Fuoco, degli agenti della Forestale e di migliaia di volontari che nell’anno nero degli incendi, il 2007, hanno dato il massimo per strappare un metro in più di vegetazione alle fiamme. Quell’anno in Abruzzo bruciarono 10mila ettari di bosco. Successivamente la media si è fermata intorno ai 400-600 ettari l’anno. E’ lo scenario del 2007 che gli addetti all’Aib (la campagna antincendio boschivo) vorrebbero non si ripetesse più. Ma quando i tagli del governo riducono le risorse aumenta anche il rischio di non riuscire a fare fronte alle emergenze. Il fuoco non conosce le ragioni di cassa dei governi, non gli interessa se la Protezione civile regionale ha a disposizione un solo mezzo aereo per lo spegnimento delle fiamme. A fronte di questo il Paese che fa? Taglia i fondi. E allora, resta soltanto la speranza che non accada nulla.
Spending review Quest’anno sono meno della metà rispetto al 2011 le risorse stanziate dalla Regione per l’Aib. Erano 400mila euro per ciascun Corpo (Vigili del fuoco e Forestale) due anni fa, scesi drasticamente a 200mila nel 2012 e ridotti ancora di 20mila quest’anno. La spending review non guarda in faccia nemmeno le emergenze, mentre la «politica poco lungimirante continua a finanziare settori più redditizi politicamente dimenticando la tutela del territorio e dei cittadini, lasciata letteralmente al caso», denuncia l’assessore regionale alla Protezione civile, Gianfranco Giuliante. Intanto l’Abruzzo paga lo scotto di una legge nazionale che “premia” le regioni virtuose: quelle che hanno avuto meno superficie incendiata ottengono più risorse dallo Stato, senza prendere in considerazione le caratteristiche ambientali e la quantità di superficie boschiva dei territori. Dunque, se nel 2011 il comando regionale dei Vigili del Fuoco riusciva a mettere in campo 7 squadre per 45 giorni, nel 2012 diventano 4 per 36 giorni, mentre quest’anno è “grasso che cola” se il territorio sarà coperto con due squadre per 30 giorni. Il pericolo è che ci sarà una riduzione dell’attività dell’Aib e un aumento del rischio di non riuscire a far fronte agli incendi. E così, gli “addetti ai lavori” rivoluzionano il loro modus operandi e fanno i conti della serva per coprire con le briciole tutto il periodo di “maggiore pericolo d’incendio boschivo”: nel 2013 dal 1° luglio al 15 settembre in base al Piano Aib. Secondo il capo nazionale del Corpo forestale dello stato, Cesare Patrone, “quest’anno in Abruzzo ci sono stati 10 incendi boschivi che hanno interessato una superficie 30 ettari” grazie a un clima piovoso e fresco. Ma non si può abbassare la guardia. Cosa fare per fronteggiare eventuali emergenze? Affidarsi al caso?
VIGILI DEL FUOCO. «Se sei fortunato», commenta il direttore del comando regionale dei Vigili del fuoco, Sergio Basti, «riesci a controllare i focolai con i mezzi a disposizione; ma con queste poche risorse su base statistica c’è un maggiore rischio che non ci si riesca». Di fronte a questo scenario, e a voler fare di necessità virtù, resta soltanto uno strumento: l’educazione dei cittadini alla tutela del territorio attraverso l’adozione di semplici comportamenti che, se ben osservati, limiterebbero di molto gli incendi. Spesso è un gesto banale come gettare dal finestrino dell’auto un mozzicone di sigaretta a provocare l’innesto che manda in fumo ettari di boschi. Di fronte ai tagli, i vigili in Abruzzo riducono le squadre sul campo. «Cerchiamo di ottimizzare, mettiamo una squadra per ogni provincia per garantire al massimo il dispiegamento di uomini e mezzi nel periodo più critico», aggiunge Basti. Anche perché con lo Stato «mica si può contrattare». «Un equipaggio si compone di una squadra di 5 persone e un mezzo», spiega. «Ogni comando ha almeno 3 mezzi su cui contare, ma la squadra che può uscire è sempre una. Certo, potrei decidere di attivare il doppio del personale, ma le risorse a disposizione finirebbero troppo presto». E allora? Meglio “diluire” gli uomini per garantire una copertura più a lungo nel tempo.
FORESTALE. La metà delle risorse arrivano anche al Corpo forestale dello Stato, che schiera tutti i suoi 600 elementi nell’attività di spegnimento incendi: 4 persone per turno (uno la mattina e uno il pomeriggio) per ogni Nucleo operativo speciale (Nos), dotati a loro volta di 1-2 autobotti-fuoristrada. In Abruzzo quest’anno ci sono due Nos all’Aquila, uno a Teramo e uno a Pescara. Nella provincia di Chieti, al posto dei Nos ci sono pattuglie organizzate in sede. Di fronte a tagli sempre più consistenti delle risorse, il Corpo forestale dello Stato si riorganizza «con più sacrificio in termini di servizio», spiega il capo del Centro regionale operativo antincendio boschivo, Maurizio Sista. Ossia «ricorrere a turni più intensi e pesanti e ridurre il numero dei giorni di ferie per non limitare l’attività dei mezzi a terra».
VOLONTARIATO. In tempi di tagli alle risorse a fare da sentinelle sul territorio restano i volontari di Protezione civile: «Sono le braccia della prevenzione sul territorio», commenta il capo della Sala operativa della Protezione civile, Silvio Liberatore. Un esercito di mille persone in Abruzzo che fanno avvistamento e sorveglianza, con a disposizione 130 mezzi antincendio boschivo, più 350 volontari di secondo livello che vanno a supporto dei Vigili del fuoco in caso di incendi di interfaccia . Un esercito di persone spinte dalla passione per il volontariato e che spesso devono anticipare le risorse per conto dello Stato: per mettere la benzina ai mezzi, pagare bolli, assicurazioni e manutenzione. E i rimborsi? Se tutto va bene, arrivano un anno dopo.

articolo tratto dal quotidiano il Centro

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